“Sono un ragazzo, non solo un detenuto.”

Stamattina, grazie a Marta Bonafoni, ho avuto l’opportunità di entrare, insieme a lei e ad Alessandro Capriccioli, nell’istituto penale minorile di Casal del Marmo.

Sentimenti contrastanti che fatico a mettere per iscritto ma c’è stato tanto, davvero tanto, nel tempo che abbiamo passato lì dentro.

Ci sono i ragazzi e le ragazze, dai 14 a 25 anni, c’è la scuola, l’alfabetizzazione, le elementari e medie, l’alberghiero, l’agrario, c’è il laboratorio di falegnameria, quello di pelletteria, quello da pizzaioli, i campi da calcio e basket, la palestra, il verde attorno.
Ma c’è anche molto altro: l’ala del dormitorio dei ragazzi più giovani devastata dall’ammaloramento, i riscaldamenti che vanno a singhiozzo, il centralino che manca e che non consente loro di telefonare alle famiglie, il quadro elettrico ballerino, la burocrazia esagerata che diluisce i tempi, dalle nuove forniture di caffè alle ristrutturazioni, la mancanza di personale penitenziario che non consente ai detenuti e alle detenute di usufruire degli spazi, perché “non si possono muovere, sono soli, non ci possono accompagnare”.
E che poi, “se ti annoi, il disguido arriva…”, come ci dice un ragazzo dal cognome impegnativo che ha parlato per tutti.
E per ultimo, le storie d’amore strazianti per corrispondenza interna, che nascono e muoiono lì tra un braccio e l’altro, in un batter di ciglia. “Amori pericolosi”, ci dice la Penitenziaria; non è certo il miglior luogo per essere adolescenti.

Ragazzi e ragazze, praticamente miei coetanei, che hanno fatto degli errori.
Spesso grandi.

Sul muro della cella n. 4 una frase che mi ha spaccato in due e che racchiude tutto: “Sono un ragazzo, non solo un detenuto”.

Non rassegnarsi mai al clima attuale, che porta uomini e donne delle istituzioni a urlare “alla forca” e al “buttare le chiave”.
L’articolo 27 della Costituzione, i principi dello Stato di diritto, l’umanità ci guidino sempre: ragazzi e ragazze, non solo detenuti, che devono tornare a vivere.
Con dignità.

Casal Del Marmo

Toponomastica femminile

Quante sono le vie dedicate a donne nel Comune di Roma?

La rappresentazione grafica della toponomastica femminile fa riflettere tantissimo, considerata anche l’estensione di Roma Capitale.

In III Municipio nella Casa dei Diritti e delle Differenze “Carla Zappelli Verbano” in Via Gerolamo Rovetta è aperta al pubblico gratuitamente ed esposta permanentemente la mostra fotografica “Un mondo senza donne” di Alessandro Scotti, nata nell’ambito del progetto CensisRespect “Stop Violence Against Women” e fino al 29 novembre è partita Una settimana del genere. Donne, Diritti, Differenze, Festival della Donne, dei diritti e delle differenze.

👱🏻‍♀️🧒🏾👩🏻‍🦳👩🏼‍🦰👵🏼🧕🏼

Stop Violence Against Women III Mun Censis

Scioperare vuol dire lottare

E in una città totalmente abbrutita, significa farsi volere male ancora di più da chi quello sciopero lo subisce: gli altri lavoratori, gli studenti, i turisti.

Ho smesso di pensare allo sciopero come ad una scusa per non lavorare dai tempi della scuola.
Che una sindaca, un ministro e capo politico, il capogruppo in Campidoglio e altri esponenti importanti del Movimento che governa l’Italia e questa città si permettano di calpestare con sdegno un diritto sacrosanto tutelato in costituzione, facendo passare lo sciopero come un capriccio, è estremamente grave, irresponsabile e va ad avvelenare ancora di più il clima che si respira a Roma, scaricando la responsabilità di una città che non funziona sui propri dipendenti.
Una meschinità.

Stamattina, accanto a Cgil-Cisl-Uil e insieme a tante e a tanti, abbiamo manifestato in piazza del Campidoglio, orgogliosamente.

Il malessere, se non non proprio la paura di perdere il lavoro, dei dipendenti delle municipalizzate e dei cittadini romani, è anche il nostro e non arretreremo di un millimetro: noi, nonostante la buriana, continueremo ad immaginare una Roma diversa, che valorizza i propri dipendenti anziché liquidarli.

#Romanonsiliquida

Sindacati Campidoglio

 

 

Ci risiamo

Come ogni anno l’associazione Pro Vita, per far parlare di sé, lancia l’ennesima campagna contro l’aborto e affigge un manifesto di 250 mq in Via Tiburtina a Roma.

Un’immagine grande quanto la loro intolleranza verso i diritti acquisiti e libertà individuali.

Si proceda alla rimozione di questa roba indegna, facendo rispettare il Regolamento in materia di Pubbliche affissioni di Roma Capitale, che vieta espressamente esposizioni pubblicitarie dal contenuto lesivo.

Il ridicolo richiamo a Greta Thunberg e alla battaglia contro il cambiamento climatico qualifica queste persone per quello che sono.

IL GOVERNO TASSA IL VOLONTARIATO

Continua incessante l’opera di scientifica distruzione dei legami sociali e delle realtà aggregative da parte del governo gialloverde.

Hanno deciso di cancellare le agevolazioni Ires per le realtà associative non profit e di volontariato, dunque di raddoppiare le tasse a tutte quelle realtà solidali che aiutano lo Stato a svolgere i propri compiti di assistenza, integrazione, scolarizzazione e tanto altro.
Istituti di assistenza sociale, fondazioni, enti ospedalieri, istituti di istruzione senza scopo di lucro: Croce Rossa, Ieo, Humanitas, Don Gnocchi, federazioni dei disabili, Misericordie, le piccole Onlus.
Oltre 6000 enti che svolgono una funzione sociale essenziale per molte persone subiranno una mazzata senza precedenti.
Tassare la solidarietà, in una spirale di cinismo e disumanità partita dai migranti arrivata ora alle fragilità, è l’ennesima conferma che il governo che propagandava l’eliminazione della povertà ne creerà solamente di nuove, facendo il gioco delle tre carte sulla carne viva delle persone.

La locuzione latina, che non ho mai amato, torna più che mai attuale: Divide et impera.
Le realtà che hanno formato la coscienza civica e politica di molti tra noi rappresentavano forse l’ennesimo tabù culturale da abbattere: chi fa del bene va marginalizzato, magari tacciato anch’esso di buonismo.
Non deve rappresentare più una minaccia per la cultura dominante.

È ormai diventata una questione di resistenza, noi non molliamo.

TRASPORTO DISABILI UN DIRITTO INALIENABILE

Anche quest’anno i genitori degli alunni disabili sono costretti a sacrificarsi per coprire le mancanze dell’amministrazione capitolina e del Dipartimento Servizi Educativi e Scolastici.

Nonostante le diverse sollecitazioni da parte della maggioranza municipale nella Commissione Politiche Sociali e il lavoro dell’Assessora Maria Romano, non verrà garantito agli alunni disabili il rientro a casa durante il periodo –che potrebbe protrarsi per diverse settimane– nel quale le scuole faranno orario provvisorio.

Come sia possibile ritrovarsi nuovamente in questa situazione e come non si riesca a trovare una soluzione lungimirante è un altro segnale -dopo la chiusura del Centro AlzheimerIsola Madre“, quasi a voler picconare i diritti delle fasce più deboli- dell’inadeguatezza e dell’irresponsabilità della Giunta Raggi.
Il trasporto degli alunni disabili è un diritto inalienabile e una politica assente su un tema tanto delicato è bene che si faccia da parte.”

Memento

Roma è quella città governata da una Sindaca che mentre aderisce al “Patto dei Comuni per la parità di genere e contro la violenza sulle donne”, sottoscritto dai Sindaci di 12 città metropolitane, chiude la Casa Internazionale delle Donne, chiude il centro antiviolenza Marie Anne Erize a Tor Bella Monaca, chiude asili nido in IV Municipio, cancella la parità di genere nelle giunte comunali e municipali, sopprime la Commissione delle Elette in Campidoglio e nei municipi e istituisce la più “moderna” “Commissione Pari Opportunità”.

Facciamo bene ad indignarci per il testo vergognoso del direttivo della Curva Nord, con tutto il suo carico grottesco, nostalgico ed ignorante, ma forse sarebbe bene fare altrettanto con chi ha dimostrato con i fatti di attuare scientificamente azioni politiche contro le donne.

Facendolo, tra l’altro, fuori dalle dieci file della Curva Nord, facendolo nella capitale d’Italia.

Una Repubblica solidale

Il Servizio Civile alla Camera dei Deputati

La Festa della Repubblica, il 2 Giugno, è una giornata importante.

La solidarietà, il mutualismo e l’impegno sociale e civile devono tornare ad essere la base da cui far ripartire un’azione politica che si occupi delle persone in difficoltà e non di se stessa.

Le esperienze di tutela del bene comune e della persona vanno valorizzate perché sono la pietra su cui costruire una Repubblica solidale della quale essere orgogliosi ogni giorno.

Eccetto i francesi

Che poi questo paese, così controverso, così diviso e impotente, così vessato, in balia della posizione geografica da quando è nato, in balia di una politica e di una cultura che talvolta ti fan dubitare che valga la pena combattere, alcune volte e spesso prono, avaro di diritti civili e ormai in piena ripiegata su quelli sociali, con una situazione economico/sociale, dunque, spaventosamente in declino, rimane l’unico paese che in questi anni ha continuato a trovare ininterrottamente la forza di soccorrere esseri umani in mare.

E non per buonismo, non per “l’amore di riserva” che cantava Gaber, ma perché è la cosa giusta da fare, perché sono esseri umani, perché la solidarietà ha valore universale, perché da che mondo è mondo una persona che muore bisogna salvarla, perché anche l’ultimo dei cattivi con una coscienza, al di là del canto elettorale, non potrebbe agire che così.

Eccetto i francesi.

Essere.

di Americo Roma

Essere le strade delle nostre città, essere i vicoli, i parchi abbandonati alla noncuranza. Essere le fabbriche chiuse e le file lunghe alle mense per i poveri.

Essere le serrande dei negozi chiusi, coi cartelli vendesi. Essere lontani 5000 chilometri da casa davanti ad un muro o al filo spinato, senza opportunità o facce amiche, e senza sapere cosa fare o dove andare. Essere a casa, magari con una laurea in tasca, ad inviare 5000 curricula a cui nessuno risponderà.

Essere l’ultimo di una fila infinita che non va avanti, essere le periferie disgregate delle nostre città. Essere un appartamento in cui vivono in 10 senza riscaldamento e scarico del bagno. Essere il carcerato che dorme in una stanza di 20 metri quadri con altri 8 come lui. Essere il ragazzino che si fa il carcere per una canna. Essere il ragazzino che s’ammazza, perché per la società è un diverso e non ha diritto a vivere ed essere felice quanto gli altri.

Essere un padre o una madre di famiglia, disperati e disoccupati da 10 anni, costretti a dare i figli in affidamento per l’impossibilità di mantenerli. Essere una ragazza che lavora come un mulo, per 7 euro e 50 l’ora di voucher incassabili in tabaccheria, che versa contributi e una pensione non l’avrà mai. Essere il commerciante o la professionista, taglieggiati e strozzati dalle mille mafie italiane. Essere i campi coltivati per i prodotti Made in Italy, che coprono barili interrati di scarti di produzione tossici non smaltiti. Essere coloro che quei campi li coltivano, lavorando in nero, sfruttati e invisibili.
Essere l’Italia che nessuno ha il coraggio e la forza di essere, perché non muove soldi, non paga campagne elettorali, non sceglie i consiglieri di amministrazione, non gestisce alcun potere.
Essere un punto di vista realmente diverso, per provare a migliorare le cose.

O non essere.