Entrambi impauriti.
Il Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese 2020 smonta la percezione di eccezionalità della propria condizione di ansia e malessere.
A vivere questa situazione siamo in molti.
Difficile potessero essere diversi i sentimenti nel paese in cui aumenta costantemente la forbice tra poveri e ricchi, con i primi che aumentano nel numero e nelle richieste di sussidi statali mentre i secondi aumentano in numero e consistenza il proprio patrimonio.
L’italia è due paesi.
Si è plastificata la divisione sociale esistente tra i lavoratori: quella tra chi ha la sicurezza del posto di lavoro e del reddito, percepiti dalla popolazione come “i garantiti”, i dipendenti pubblici e i pensionati, e chi invece garantito non è, quindi coloro che lavorano nel settore privato, nelle piccole e grandi aziende, i lavoratori autonomi, gli invisibili, quelli dei lavoretti, del lavoro casuale, del lavoro in nero, gente che si è inabissata silenziosamente.
Non può stupire la crescita della paura e dell’ansia del futuro che riporta, per quasi la metà degli italiani, nella sfera del praticabile addirittura la pena di morte.
Quasi la metà degli italiani.
Prima che sia troppo tardi, prima che la paura prenda il sopravvento, le classi dirigenti mettano da parte il presentismo e immaginino un futuro diverso.
Dentro le istituzioni si ambisca a costruire con coraggio cambiamenti per ridurre l’ingiustizia sociale che spacca questo paese e da fuori, invece, si pretenda.
E ne usciremo.