Un viaggio

Il recupero dei dati del pc di casa, in assistenza dopo anni di polvere, riporta alla luce 30 Gb di musica acquisita nei primi anni del 2000.
Spotify lontano anni luce.

Ed è un viaggio che vi consiglio.

Nel mio è degna di nota l’oscillazione tra grandi vergogne, giustificate –almeno spero– dalle tempeste ormonali in corso, autentiche tamarrate, tormentoni stagionali, e -rassicuranti- i grandi cantautori, colpevoli di avermi reso quel noiosone maledetto un po’ idealista, un po’ politicizzato.

Capita quindi che tra un album del Truceklan e dell’allora underground romano (che robetta) spunti la discografia di Adriano Celentano (che uno spera non sia roba sua e invece forse sì), quella di Vasco Rossi (che canzoni faceva, da risentire tutto), arrivino poi gli Articolo 31 (“Gente che spera”: un altro po’ e piango), gli Eiffel 65, abudiabudai, e poi l’house, che ti fa vergognare di brutto ma una riascoltata tenendo basso gliel’ho data ugualmente, il Fabri Fibra di Mr Simpatia e Tradimento, i Club Dogo che non sono più quelli di Mi Fist ed è vero mortacciloro, Gaber, Rino, De André, Battisti, i cartoni animati, le colonne sonore, con le cinque stelle aggiunte ora a Febbre da Cavallo, e Giorgio Moroder, che all’amarcord aggiungono i film.

E un po’ Spotify pur adorandolo lo maledico: tra 10 anni se dovessi portare il portatile in assistenza non avrei alcun magic moment musicale.

P.s.
La cartella “Foto” meglio non aprirla che dopo aver trovato anche la discografia degli Abba vado in analisi.

4 thoughts on “Un viaggio

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