Le campagne elettorali sono qualcosa di poco sopportabile.
Seguono un andamento ricorrente: c’è un “prima”, c’è un “durante”, c’è un “poi”.
Ad irritare maggiormente -almeno me- non è tanto l’apparente continua ciclicità, quanto piuttosto i toni utilizzati.
Becero tifo, slogan, polemiche, attacchi, insulti, gossip, rivalse, vendette.
Tendenze facilmente sommabili, non esclusive, non ascrivibili ad un partito in particolare.
Magari qualcuno ne abusa, è vero, ma la regola sembra essere quella di evocare quanto di più lontano ci sia dalla Politica: la distruzione.
Si votava per le Europee. E questo avrebbe dovuto quantomeno sopire il bruciore di leadership nazionale con cui i nostri rappresentanti si scottano e al quale oramai sembra si sia fatta l’abitudine.
Così non è stato.
Il teatrino penoso al quale abbiamo assistito si è giocato sul filo interdentale di dentiere, 80 euro e stampanti 3D.
Oddio, sul filo proprio no a giudicare dai risultati, ma la percezione, (i sondaggi meriterebbero un capitolo a parte), era questa e mediaticamente si è giocato un triangolare.
Uso metafora calcistica per sottolineare il livello che ci hanno regalato e al quale, senza sorpresa alcuna, l’elettorato si è adeguato.
Se da una parte il modus operandi dei rappresentaNti mi irrita, quello dei rappresentaTi mi intristisce.
Niente più che tifosi di una squadra, obnubilati, incattiviti e irridenti con l’unico scopo di prevalere sui tifosi dell’altra.
Una guerra tra poveri, esplosa tra elettorato PD e M5S. (Quelli di Forza Italia non pervenuti, come sempre.)
Gli uni esultano male perculando gli altri, gli altri insultano gli uni lanciando maledizioni contro chi non l’ha votati.
Dimostrando ancora una volta di non saper né vincere né perdere.
A me, e probabilmente solo a me, non piace.