Lo scricchiolio del mito di onestà del Movimento 5 Stelle dopo la vicenda di Quarto, comune di Napoli nel quale pare sia stata eletta una sindaca pentastellata con i voti della Camorra, poteva essere una buona occasione per elevare il dibattito pubblico appiattito sull’effimera linea dell’onestà della rappresentanza politica, baluardo del Movimento e portatrice del voto di protesta che rifornisce quell’enorme bacino elettorale rappresentato dal cittadino provato dagli scandali.
Dispiace invece costatare che altri schieramenti politici, più o meno grandi, rimarchino, dietro il presunto squarcio del velo dell’ipocrisia, un’uguaglianza al ribasso, una disonestrà trasversale, senza colore.
Continuano a fare un gioco che inevitabilmente, almeno a breve termine, perderanno.
Perché è vero che il germe della corruttela è, purtroppo, annidato nell’essere umano ma sarà sicuramente meno evidente in un movimento giovane e nuovo che in partiti secolari con le proprie file incancrenite da personaggi impresentabili.
Sfidarsi sui programmi, sulle presunte lungimiranze di governo, sulle idee pare davvero troppo per costoro.
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