Ne siamo orgogliosi

Seedy ha lo sguardo di chi ne ha viste troppe per fidarsi di qualcuno e non parla, né con noi né con gli operatori dell’ambulanza.
Poi un mezzo miracolo quando indovino la nazionalità, dopo aver messo a dura prova le mie conoscenze geografiche; ed ecco far capolino un sorriso strappato, l’età, il nome.

Ci meravigliamo sempre di quanto si riesca a rimanere indifferenti di fronte alle debolezze che ci accadono accanto.
Stamattina invece, siamo stati testimoni del contrario: tra un panino, una bottiglia d’acqua, un caffè, una fornitura di mascherine e piccole donazioni, Seedy è stato sommerso di attenzioni da parte di chiunque passasse lungo la pista ciclabile dove stanzia da qualche giorno.

Non è poco, soprattutto di questi tempi: fermarsi un minuto, chiedere se tutto va bene e se è possibile essere di aiuto.

Il cinismo qui non è di casa e ne siamo davvero orgogliosi.

Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua

La sensazione di essere un semplice spettatore della voragine sociale e culturale che si sta aprendo davanti ai nostri occhi non me la toglie purtroppo l’impegno quotidiano.
Non fare abbastanza, non averne le forze, la posizione, le capacità.

Il desiderio di interpretare la rabbia e dare risposte, che si scontra, perdendo, con il peggioramento quotidiano della condizione emotiva di chi ti sta davanti, un fascio di nervi tesi che sfoga contro nemici via via diversi ma con l’unico comune denominatore di non essere la causa del problema.

Lo sfogatoio social, raccoglitore di sentenze e degenerazioni dell’opinione lontane da qualsiasi approfondimento, o, al contrario, spesso luogo di esasperanti profluvi di inezie raccontate come fossero avvincenti saghe cinematografiche.
E l’indignazione, spettacolarizzata da una politica indegna che senza timore riverenziale verso il ruolo di guida responsabile e autorevole scende a livelli immaginabili solo nei Paesi che, qualche tempo fa, guardavamo dall’alto in basso, con quella sana protervia guadagnata nell’essere un cazzo di Stato di diritto, con i suoi problemi, certo, ma con quegli schemi chiari di giusto e sbagliato che attualmente pare non valgano più.

Invece valgono eccome, e mi permetto almeno di rifiutare di essere schiacciato da quel gioco a ribasso della divisione in tifoserie, che riesce a utilizzare anche un fatto di cronaca come l’assurda morte violenta di un carabiniere per i propri scopi elettorali.

“Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua”

IN III MUNICIPIO PERSISTE EMERGENZA PERSONALE

Le carenze di organico all’interno dei vari uffici di Roma Capitale rappresentano un problema serio per la gestione generale della città con ripercussioni sui servizi, disagi per gli utenti e allungamenti delle attese.
La situazione del personale in III municipio è da codice rosso, con un ufficio, quello di Via Fracchia che continua, dopo la chiusura di Piazza Sempione e Via Flavio Andò, ad essere l’unico disponibile sul territorio con un sovraccarico imponente di lavoro che si ripercuote sui dipendenti e sull’utenza.
Abbiamo chiesto appena ci siamo insediati, con due atti di consiglio, altre unità di personale. Abbiamo rappresentato ieri la dimensione del problema all’Assessore al Personale del Comune di Roma Antonio De Santis, che però non ci ha rassicurato. L’incremento delle unità di personale che ci ha garantito non sarebbero comunque in grado di tamponare le carenze degli uffici, rappresentando solo un rimedio omeopatico.
Vigileremo comunque sull’operato dell’Assessore De Santis affinché almeno questa piccola promessa divenga realtà il prima possibile, consci che ci sarebbe bisogno di un impegno maggiore per far girare meglio la macchina amministrativa.

Cosí in una nota congiunta Luigi Maio, Presidente della Commissione Personale e Matteo Zocchi, Capogruppo della Lista Civica Caudo Presidente in III Municipio

Il mondo in un’ampolla

Il mondo in un’ampolla.

Il mercato, il regno della contraddizione e dell’equilibrio, dove si alternano ordine e caos, bianco e nero, urla sguaiate e gentilezza, felicità e malinconia, mille colori, odori e accenti, romani, napoletani, arabi, giovani e vecchi.

Eccoci, siamo tutti lì, come dentro un’ampolla.

Uno dei miei luoghi preferiti.

I Figli dei Figli degli Altri

Le coscienze pulite, l’occidente, le bombe le barriere occidentali, il gioco del terrore…

L’orgoglio e la fortuna di essere amico di Danilo e conoscere il cuore e la sincerità che ci mette quando canta: con i ‘Figli Dei Figli Degli Altri‘ è finalista al Premio Fabrizio De André e lo merita davvero perchè racconta, con coraggio, cose importanti.

Seguitelo qui -> Danilo Ruggero, votatelo nel sondaggio de La Repubblica e incrociamo le dita per il premio vero!🤞!

…e si abitua a dire che è normale fino a quando non succede a due centimetri dal cuore e se succede il dito sul fucile o sulle tastiere.

I figli dei Figli degli Altri - Danilo Ruggero

Un viaggio

Il recupero dei dati del pc di casa, in assistenza dopo anni di polvere, riporta alla luce 30 Gb di musica acquisita nei primi anni del 2000.
Spotify lontano anni luce.

Ed è un viaggio che vi consiglio.

Nel mio è degna di nota l’oscillazione tra grandi vergogne, giustificate –almeno spero– dalle tempeste ormonali in corso, autentiche tamarrate, tormentoni stagionali, e -rassicuranti- i grandi cantautori, colpevoli di avermi reso quel noiosone maledetto un po’ idealista, un po’ politicizzato.

Capita quindi che tra un album del Truceklan e dell’allora underground romano (che robetta) spunti la discografia di Adriano Celentano (che uno spera non sia roba sua e invece forse sì), quella di Vasco Rossi (che canzoni faceva, da risentire tutto), arrivino poi gli Articolo 31 (“Gente che spera”: un altro po’ e piango), gli Eiffel 65, abudiabudai, e poi l’house, che ti fa vergognare di brutto ma una riascoltata tenendo basso gliel’ho data ugualmente, il Fabri Fibra di Mr Simpatia e Tradimento, i Club Dogo che non sono più quelli di Mi Fist ed è vero mortacciloro, Gaber, Rino, De André, Battisti, i cartoni animati, le colonne sonore, con le cinque stelle aggiunte ora a Febbre da Cavallo, e Giorgio Moroder, che all’amarcord aggiungono i film.

E un po’ Spotify pur adorandolo lo maledico: tra 10 anni se dovessi portare il portatile in assistenza non avrei alcun magic moment musicale.

P.s.
La cartella “Foto” meglio non aprirla che dopo aver trovato anche la discografia degli Abba vado in analisi.

Blue Whale

Le raccapriccianti regole del tragico gioco “Blue Whale” che sta spopolando tra i romani. 
Giorno 1. Prendi l’autobus alle 8.

Giorno 2. Esci di casa in un giorno di pioggia senza pinne. 

Giorno 3. Fai la differenziata.

Giorno 4. Prendi la macchina alle 18 e percorri un’arteria importante.

Giorno 5. Cammina ad occhi chiusi su un marciapiede.

Giorno 6. Riutilizza le scarpe sporche di deiezioni canine del giorno prima.

Giorno 7. Entra in un parco, sdraiati sull’erba e respira il polline, poi vai sulla Nomentana e respira smog.

Giorno 8. Trova parcheggio.

Giorno 9. Tifa Lazio.

Giorno 10. Vai in un ufficio pubblico e cerca di portare a termine una pratica qualunque.

Giorno 11. Trova parcheggio.

Giorno 12. Entra in una sede del Pd e urla: “siete dei Comunisti”, poi entra in una sede dei Comunisti e urla: “state più a destra del Pd”.

Giorno 13. Cerca un lavoro che ti piace.

Giorno 14. Fingiti nero e, se ti piace esagerare, pure di religione islamica.

Giorno 15. Vai a Roma Sud vestito da Roma Nord e a Roma Nord vestito da Roma Sud. 

Giorno 16. Cerca uno spazio sociale ancora aperto.

Giorno 17. Prendi un taxi.

Giorno 18. Partecipa al prossimo concorso pubblico.

Giorno 19. Vai in bici sulla Nomentana.

Giorno 20. Al prossimo sciopero dei mezzi pubblici crea zizzania magnificando l’Atac tra gli inferociti alla fermata. 

Giorno 21. Prendi un motorino e, con andatura costante, precipita in qualche voragine sulla strada.

Giorno 22. Definisci Virginia Raggi la migliore sindaca donna nella storia della Capitale.

Giorno 23. Chiama l’Ama e spronali a far meglio.

Giorno 24. Entra in bistecchiera e ordina piatto veg.

Giorno 25. Non c’è mai arrivato nessuno.