Memento

Dopo che in settimana il centrodestra istituzionale ha dato la linea, in barba al Covid-19, al distanziamento sociale e alla celebrazione della Festa della Repubblica, oggi a Roma assistiamo alla manifestazione dei gruppi di estrema destra e di ultras, pare addirittura provenienti da tutta Italia.

Non contenti del capolavoro in corso si stanno anche menando.
Tra di loro e con le forze dell’ordine.
Lanciano bottiglie, sassi e hanno caricato anche i giornalisti, giusto per ricordare le proporzioni dello schifo che fanno.

Immaginare di consegnare a questa gente il governo della città o del paese è uno sfregio alla dignità di ognuno di noi.

Speriamo di ricordarcelo al momento opportuno.

Destra botte - Zocchi

Non me sta bene che no

Dopo l’affissione temporanea dello striscione “Non me sta bene che no” sulla facciata del Municipio le destre e i soliti agitatori seriali hanno manifestato il proprio dissenso lamentando, come sempre, una differenza di trattamento tra etnie.

E gli italiani?

Non si pretende che le destre facciano quel passettino verso l’approfondimento -agli antipodi degli slogan che utilizzano sfruttando il vento delle paure- perché smetterebbero di prendere voti e quindi figurarsi se son pronti a cedere, però, come recita lo striscione:
– “non me sta bene che no” questa continua ricerca del facile colpevole per la condizione sociale disastrosa in cui versano certi quartieri a Roma.

Il merito di Simone, il quindicenne di Policlinico Casilino, oltre ad aver affrontato come un leone la feccia fascista, è quella di aver messo a nudo con l’ultima frase sia gli slogan ridicoli della destra sia l’assenza dello Stato in questi anni: “Se te mancano i servizi è colpa dei rom?

L’assenza dello Stato nella vita del cittadino periferico è tangibile: disoccupazione, dispersione scolastica, povertà, strade devastate, servizi insufficienti, futuro e sogni smarriti: Torre Maura è una delle periferie di Roma dove la situazione sociale è più difficile.

Sono sceso in piazza e difendo l’affissione dello striscione perché penso che sia sacrosanto che i cittadini di questa città siano delusi e, che anzi, spesso facciano bene ad agitarsi contro una politica presente solo quando pare a lei.
È ora di finirla di pensare che quando in certi luoghi montano odio sociale e insofferenza è solo per l’atavico rimbalzo stomacale al razzismo a cui spesso qualcuno cede ma cominciare a realizzare che le dinamiche di uno contro tutti si innescano quando quelle periferie cominciano a versare in quell’innaturale stato di indegnità di spazi e di condizioni umane.

Che lo Stato e la politica tornino in questi luoghi non è solo un’astrazione del pensiero da immaginare nei convegni o nelle parole riportate ai giornali.
Significa destinare risorse, significa impegno, significa calibrare la propria azione politica verso la risoluzione dei problemi reali del cittadino.

Noi ci stiamo provando, consci della strada lunga e dissestata ma, a piccoli passi, siamo convinti di potercela fare, ridando dignità, serenità e sogni a quartieri che altri curerebbero con la rabbia, l’unica risposta che sono in grado di dare.

Né destra né sinistra?

Per me il punto, al di là della dialettica interessata di chi ha sacrificato sull’altare del partito pigliatutto la distinzione semantica tra destra e sinistra, è che negli ultimi anni sono state puntualmente attuate politiche di redistribuzione del reddito verso l’alto anziché verso il basso.

Allargando la forbice della disuguaglianza.

Non è giusto, né responsabile, né “centrale”, come piace a Nardella.
E certo, neanche di sinistra.

Alternative

Il Front National è difesa dell’identità nazionale, rifiuto dell’universalismo, lotta epocale e «di civiltà» magari non contro i singoli musulmani, ma di sicuro contro l’Islam.
Valori discutibili ma valori, non ritocchi fiscali o fredda amministrazione dell’esistente.” (Stefano Montefiori)
Il voto in Francia è la perfetta dimostrazione che se proponi alternative di merda vincerai sempre rispetto a chi l’alternativa non la propone neanche.