La sveglia suona alle 6, e, come da due mesi a questa parte, abbaia e scondinzola.
Una roba che rivaluta ampiamente la catastrofica melodia del Samsung Galaxy facendola apparire come un quartetto per archi al chiaro di luna.
Mi sveglio.
O meglio: mi alzo.
No, meglio ancora: mi divido, mi spacco, mi scindo, mi disgrego.
In tante parti.
La parte maggiore s’incazza; perchè nonostante la gandhiana pazienza dalla quale ho imparato ad attingere ultimamente, non incazzarsi alle 6 non è umano. Dai.
Una parte minore, comunque rilevante, si alza, prepara da mangiare alla sveglia, che salta come un grillo e che in sette (7) secondi vanifica il lavoro mangiando anche la ciotola.
La parte tollerante rincorre la sveglia che non vuole mettersi il collare.
E’ pigra e non vuole uscire. Tale padrone, tale sveglia.
Si deve, però, uscire per forza: la sveglia ha le sue necessità.
Qui entra in gioco un’altra parte, quella che preferisco: la parte irriducibile, quella che non si rassegna, quella che continua a dormire, nonostante tutto; quella con le righine del cuscino ancora scavate sulla faccia, quella del capello (1) ribelle, quella che d’estate uscirà in pantofole (già so), quella che esce di casa e sbatte contro i pali.
Tanto è un sogno, non ti vede nessuno.
No, non è un sogno, ma sarà chiaro solo più tardi, verso le 10, quando tutto sarà sveglio.
Ultima, ma non ultima, la parte che invidio di più.
Con quale forza affronta la vita, con quale coraggio!
E’ la parte di me che alle 6.13, forse pavlovianamente, riesce a muovere le labbra di una bocca impastata con sabbia e calcestruzzo, rispondendo agli stimoli di altri individui.
Questi subdoli personaggi versano apparentemente – e purtroppo solo apparentemente – nelle mie stesse condizioni, ma sotto l’aria da sonno, rivestono i panni dei grandi oratori ansiosi di farti sapere cosa fanno, chi sono, da dove vengono, i loro sogni. Non contenti, pretendono, sia da te che dalla sveglia, addirittura un’interazione vocale e sensoriale.
Sono furbi,sono lesti, inutile scappare: cambiano strada, sbucano dagli angoli, ti assalgono.
Hanno voglia di parlare. Io no.
Vincono sempre loro.
La ggente mattutina.
Ma ne è valsa la pena?

E come faccio a dire che non è valsa la pena?
(Nella foto, la sveglia)