Patetico

Gli sfasciatutto sono organici al potere che credono di avversare: ieri, anche il più mite e disinteressato tra i cittadini italiani ha tifato per Expo.

Abbiamo dovuto assistere alla solita scenetta autocelebrativa con i soliti interpreti disperati che cercano conferma della propria esistenza in una macchina incendiata o in una panchina divelta.

Alquanto triste.

L’abc

indexMario mangia la mela.
– La mela è mangiata da Mario.
Mario compra la mela con i soldi che guadagna attraverso il proprio lavoro.
– Senza soldi Mario non può comprare la mela –> Senza lavoro Mario non mangia.

Senza soldi, senza lavoro, senza mela, Mario oggi viene pure menato.
Carica di contenimento” la chiamano in questura.
Gli hanno menato.

Qualcosa evidentemente non va.

Questo avviene quando Matteo -maledetta la mamma che gli ha dato ‘sto nome- Pina e tanti altri attuano l’opera che finora gli è riuscita meglio: la dissociazione dalla realtà.

Diciamo a Matteo, a Pina e ai tanti altri che la dissociazione compare quando cominci a frequentare finanzieri creativi poco scrupolosi che invitano, da pulpiti costruiti poco prima, a straordinarie innovazioni normative in termini di diritto del lavoro o quando cominci a frequentare ideatori di buone idee gastronomico-affaristiche che si perdono in salari poco congrui e condizioni di impiego un po’ precarie, o anche quando cominci a frequentare autori di libri essi stessi poco a contatto con la realtà, immersi in una tutta loro fatta di coccole, tenerezze e decadimento di sfere altrui.

La dissociazione non comparirebbe, o comunque essendo soggetti a rischio apparirebbe molto più blanda, se si prestasse orecchio e si desse priorità al grido di angoscia di Mario (oggi menato), operaio delle Acciaierie Terni-Ast, di Annarita, lavoratrice di Italia Alimentare a Frosinone, di Roberto, operaio della Titan Italia in Emilia o dei tanti uomini, donne, bambini, anziani, di quel milione e mezzo di persone della piazza di sabato che la mela proprio non ce l’hanno.
Né l’avranno.

Forse bisognerebbe ricordare a Matteo e a Pina che il paese reale non è la Leopolda, non è la Silicon Valley, non è Picerno-Land.
Nella realtà autocelebrativa, ovattata, costruita di questi mondi lontani faticherebbe anche i migliori statisti.
E direi che non è questo il caso.

E superiamo, anzi vi prego, dimentichiamocelo proprio, tutto lo sterile dibattito su quanto sia diventato di destra il Partito Democratico, che davvero poco interessa, mancando proprio i fondamentali, l’abc.

Si ripartisse da Mario, da Annarita, da Roberto.
E dalle loro mele.

Il diritto alla felicità

Concetto astratto, utopico quasi.
Fosse sostituito dal dovere di ridurre l’infelicità, come afferma implicitamente l’art. 3 della Costituzione, si potrebbe concretizzare in una certa idea di Politica, quella che piace a noi.

Eppure.

Eppure siamo costretti a sopportare strutturali disuguaglianze, sempre pronte ad ostacolare qualsiasi velleità di trasporto emotivo che non sia animato da paura e da ansia.
Una dittatura dell’infelicità, della prevaricazione, della sperequazione.

Per invertire le tendenza di occasioni ce ne sarebbero ma la Politica che non piace a noi, quella che non perde occasioni per sferrare pugni ai paradigmi di civiltà e di umanità decide di arrogarsi una facoltà di arbitrio sulle scelte e sulle emozioni altrui, cullata dall’ideale di aurea mediocritas che sempre la accompagnerà.

Siamo costretti a sopportare le opinioni degli Alfani, dei Sinodi, dei prefetti Pecorari, dei Nardelli, dei Salvini, dei Fiori, esseri disumani, squallidi portatori di modelli anacronistici, sopraffatti dalla loro inferiorità morale e dalla schiacciante e perenne smania elettorale basata sul dolore di pancia della disperazione.

Eppure.

Eppure c’è chi si ribella, chi non si rassegnerà mai, chi la tendenza la vuole invertire davvero.

Il mio applauso va a Virginio Merola, Ignazio Marino, Giuliano Pisapia e tutte le altre Persone che hanno assecondato e riconosciuto quel diritto alla felicità, con l’obiettivo di eliminare una disuguaglianza, compito primario della Politica.

Quella vera.
Quella che piace a noi.

Sciagure

L’altro giorno in oltre cento piazze italiane si sono riunite svariate persone per –cito dal sito– “rivendicare libertà di espressione, per poter essere liberi di affermare che il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna, che un bambino ha il diritto ad avere la sua mamma e il suo papà e che loro hanno il diritto di educare liberamente i loro figli.”

Oggi, Angelino Alfano, solerte e puntuale giurista si accorge che –cito dall’Angelino– “Le registrazioni delle unioni tra persone dello stesso sesso contratte all’estero non sono conformi alla legge italiana…”
Questo perché la legge italiana non li prevede.

Marco Miccoli (PD) e Fabio Rampelli (Fdi-An) interrogano il ministro dell’economia annunciando anche un esposto alla Consob per chiedere delucidazioni in merito alla partita di calcio Juve-Roma.
Gianluca Buonanno (Lega Nord) va oltre, presentando interrogazione alla Commissione Europea.

Carlo Tavecchio viene oggi squalificato per razzismo dall’Uefa dopo essere stato votato ed eletto presidente FIGC.

Nel frattempo la minoranza del Pd (quelli che fanno quelli di sinistra), alla domanda se voterà o meno la fiducia sul Jobs act risponde:
“Sì, ma criticamente”, inaugurando quindi una nuova modalità di votazione.

Qualcos’altro?
No, perchè è solo martedì.

Un occhio alle quote dei bookmakers inglesi sui prossimi eventi:
– Invasione della cavallette: 1.45
Siccità: 1.90
Ebola: 3.50
Oscar Farinetti assunto ad Eataly tramite agenzia interinale: 4.70
Nobel a Lapo Elkan: 7.50
Grazia a Fabrizio Corona: 9.00
Foto di Renzi nudo: 11.50

Facciamo attenzione.

Impegni

Mentre gioca a calcetto con Francesco e i suoi amici, fa l’amore con Agnese facendo anche l’amore con Maria Elena in stanze separate e distanti un paio di città, interrompendo solo un paio di minuti per una telefonata a Vladimir, con il numero privato che altrimenti col cavolo che avrebbe risposto.

Nel mentre con la mano destra stringe la sinistra di Silvio, ma con il pollice e l’aiuto del Codice Morse che Tiziano gli aveva insegnato quando si gio’ava a carte in bisca, parla con Oscar di flexsecurity non capendo poi tanto già da stocazzo di nome straniero.

Con la mano sinistra rimasta parzialmente occupata dall’Iphone con Twitter aperto, strumento con cui è solito fare foto di facce simpatiche che poi cancella, indica Susanna, Maurizio e i loro cazzo di Articoli, “18181818 mai nessuno che si fa li cazzi sua,” come i responsabili maggiori dello sfascio del campetto della parrocchia di Comunione e Liberazione sotto casa.

Col piede destro, fa un paio di serpentine scartando alla partita del cuore organizzata da Gino, qualche gufo rosicone che cercava di fargli la cacca addosso. “Tie’, beccati questo!“
Con il ginocchio destro, indipendente dal piede più della Padania, fa palleggi con i cartoccetti di carta dei grandi progetti che vorrebbe portare a termine: Tav, Ponte sullo Stretto e la pace nel mondo, nel mondo delle correnti del Partito.

L’arto inferiore sinistro, che avrebbe tanto voluto amputare a favore di un ginocchio più liberista, è impegnato a portare Angelino a spasso evitando così di esporlo a figuracce che non siano più gravi delle macchie di gelato sulla camicia che ogni volta si fa.

Ora ditemi se c’è spazio per argomentazioni frivole come il riconoscimento dei diritti civili, norme di contrasto all’evasione fiscale e altre amenità.

Dovete essere onesti.
Matteo-Renzi