Applausi

Il Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia tributa cinque minuti di applausi ai carnefici di Federico Aldrovandi.

Roberto Mancini, il poliziotto che ha combattuto le ecomafie in Campania, ammalatosi in servizio proprio a causa dei veleni respirati in quelle terre intossicate, è morto oggi dopo una lunga battaglia.
Inascoltato per quindici anni, viene promosso alla carica invidiabilissima di sostituto commissario.

Un uomo che gli applausi se li merita(va) davvero.
A lui vanno i miei.

Attitudini

Si parlava ieri sera dei motivi per cui, ultimamente, ad ogni azione debba forzatamente corrispondere una reazione uguale, non necessariamente contraria, probabilmente peggiore.
Un do ut des della cattiveria, mai pago.

In breve, ci si chiedeva perché una più che legittima rivendicazione debba compulsivamente sfociare in violenza antitutto.
[“Che altrimenti il messaggio non arriva”.]
Dev’esserci parecchia confusione sul “Manuale del Piccolo Sovvertitore di Gerarchie Secolari, Ed. 2013-2014″: il capitolo sulla necessità di evitare di “menar le mani” con la celere, avvantaggiando colore e calore non si studia neanche più.
[“Che tanto non lo chiede”.]
Rebus sic stantibus, strategia poco vincente: i cops e la sdamba , neanche a dirlo, non vedono l’ora.
Azioni del genere compiute da personaggi del genere, rientrano nelle opere di misericordia, alla voce: “dare da bere agli assetati”, di cattolica reminescenza.

(Tautologico, pleonastico, ridondante.
Necessario anzichenò.)

Da vittima a carnefice, il passo è sempre più breve.
Fuoriesce con maggiore insistenza quell’attitudine brutale, prima repressa, a passare dalla parte del torto.
In scioltezza.

Esempio aneddotico proprio ieri sera, dal cornettaro di San Lorenzo, ore 3 a.m. :
In seguito a schiamazzi volano bottiglie piene d’acqua dai piani alti.
(…)
C’era una volta il secchio.
O meglio, l’acqua del secchio (che rimaneva ben saldo nelle mani del bestemmiante).

Una volta si era più signori.
Anche nelle reazioni.

ACAB – BACA

ACAB

C’era una volta, in un luogo non troppo lontano, uno studente.
Insieme ai suoi compagni, studiava, coltivava speranze, sognava.
Sognava un futuro che non c’era, qualcuno glielo aveva tolto.
Quel qualcuno era la Politica, responsabile di decenni di smantellamento culturale e impoverimento sociale.
Stanco di tutto, un giorno, dopo l’ennesimo sgarbo, ritenne doveroso manifestare il proprio dissenso:

Manifestò.
Formò un corteo, urlò con tutto l’odio che aveva in corpo, lanciò oggetti e parolacce contro la Polizia, colpevole di difendere le istituzioni (mica come a Torino), scrisse sui muri della propria Università, insultò chi non si univa a lui.

Rovesciò l’ordine istituito.
Delle transenne.

BACA

C’era una volta, nello stesso luogo di prima, un altro studente.
Insieme ai suoi compagni, studiava, coltivava speranze, sognava.
Anche lui c’era cascato, anche lui sognava un futuro che non c’era.
Anche lui stanco di tutto, un giorno, dopo l’ennesimo sgarbo, ritenne doveroso manifestare il proprio dissenso:

Studiò.
Si istruì, sì animò, si organizzò, cercò di migliorare la situazione con criterio.
Partì da se stesso, migliorò il suo comportamento, i suoi rapporti, il suo approccio ai problemi.
Altri lo imitarono.

Rovesciò l’ordine istituito.