Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua

La sensazione di essere un semplice spettatore della voragine sociale e culturale che si sta aprendo davanti ai nostri occhi non me la toglie purtroppo l’impegno quotidiano.
Non fare abbastanza, non averne le forze, la posizione, le capacità.

Il desiderio di interpretare la rabbia e dare risposte, che si scontra, perdendo, con il peggioramento quotidiano della condizione emotiva di chi ti sta davanti, un fascio di nervi tesi che sfoga contro nemici via via diversi ma con l’unico comune denominatore di non essere la causa del problema.

Lo sfogatoio social, raccoglitore di sentenze e degenerazioni dell’opinione lontane da qualsiasi approfondimento, o, al contrario, spesso luogo di esasperanti profluvi di inezie raccontate come fossero avvincenti saghe cinematografiche.
E l’indignazione, spettacolarizzata da una politica indegna che senza timore riverenziale verso il ruolo di guida responsabile e autorevole scende a livelli immaginabili solo nei Paesi che, qualche tempo fa, guardavamo dall’alto in basso, con quella sana protervia guadagnata nell’essere un cazzo di Stato di diritto, con i suoi problemi, certo, ma con quegli schemi chiari di giusto e sbagliato che attualmente pare non valgano più.

Invece valgono eccome, e mi permetto almeno di rifiutare di essere schiacciato da quel gioco a ribasso della divisione in tifoserie, che riesce a utilizzare anche un fatto di cronaca come l’assurda morte violenta di un carabiniere per i propri scopi elettorali.

“Non aspettarti nessuna risposta, oltre la tua”