È esploso il caso della pista ciclabile Nomentana e delle sue implicazioni sui posti auto nel quartiere di Sacco Pastore, uno dei quadranti più densamente popolati del III Municipio con quasi 22.000 abitanti per kmq ed è un esempio paradigmatico di come un progetto di mobilità sacrosanto possa essere visto con sospetto in una città assuefatta dalle automobili.
Approfitto: la pista ciclabile Nomentana passerà lungo Via Val D’Aosta lato ferrovia, dopo l’incrocio con Via Valpolicella la pista si sposterà sul lato delle abitazioni, arriverà in Via Valdarno davanti la scuola ricongiungendosi poi alla pista ciclabile Aniene che attraversa il quartiere Sacco Pastore.
L’arrivo della pista sarà l’occasione per il rifacimento del marciapiede di Via Val D’Aosta, inutilizzabile da anni e i collegamenti ciclabili che abbiamo in mente permetteranno inoltre di stimolare un turismo ciclabile sempre molto sottovalutato.
Il fatto che la pista colleghi il quartiere a poli fondamentali per la vita quotidiana, dall’Università La Sapienza al Ministero dei Trasporti, dalla stazione Nomentana alle stazioni metro B1 senza più rischi per l’incolumità del cittadino che la attraversa è un valore importante poiché permette -e qui il senso del ragionamento di sistema che stiamo cercando di fare- di ridurre sul lungo periodo il traffico veicolare su strada.
La mobilità gioca un ruolo decisivo nella questione ambientale e climatica: la promozione di sistemi integrati di spostamento urbano, sostenibili per l’ambiente, deve essere al primo posto di ogni amministrazione degna del ruolo che ricopre, soprattutto nella Capitale disastrata e divorata dalle macchine alla quale siamo abituati.
Nuovi e più efficienti sistemi di ciclabilità bastano per tamponare l’atavico richiamo del romano per l’automobile?
Assolutamente NO.
È un intervento che deve essere inserito in un sistema integrato di trasporti che migliora contestualmente e costantemente e che possa permettere, sempre sul lungo periodo, di poter rinunciare all’automobile.
Ed è quello che stiamo cercando di fare con una serie di operazioni complessive importanti:
Dalla valorizzazione dei collegamenti alle stazioni ferroviarie FL1 che attraversano il municipio, alla prossima riapertura della Stazione di Val D’Ala, dalla battaglia politica che stiamo portando avanti sul prolungamento della Metro B1 da Jonio fino a Porta di Roma (senza ricorrere al sistema di superficie trainato da fune ideato dal Movimento 5 Stelle), dallo studio per nuove corsie preferenziali e l’efficientamento del Tpl alle nuove ciclabili su Via di Conca D’Oro fino ad arrivare alla Ciclovia delle Valli come da progetto presentato a Regione Lazio.
Questi i passi concreti che abbiamo fatto.
Le idee, tra pedonalizzazioni e valorizzazioni del circuito car\bike, sharing, sono molteplici e ci vedranno in campo nei prossimi mesi.
Non penso che la ciclabilità urbana possa essere la panacea di tutti i mali trasportistici di una città come Roma, penso però che sia un vettore da incentivare per alleggerire il sistema complessivo.
Sento la responsabilità umana e politica di non rassegnarmi all’esistente ma di provare a cambiare questa città anche partendo da queste piccoli grandi cose, probabilmente impopolari sul breve periodo ma che possano farci vivere meglio tra dieci, quindici anni.
Respirare bene, muoversi meglio: c’è una mobilità che cambia da nord a sud in tutto il paese, ad emissioni ridotte, rispettosa dell’ambiente e del nostro futuro capace di affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici.
Roma non può più essere una tragica eccezione.
P.s. Il progetto è di Roma Servizi per la Mobilità e di Roma Capitale. Il III Municipio non ha avuto alcuna voce in capitolo sulla progettazione e sullo svolgimento dei lavori.