Costretti nel lutto, a contare i morti per l’ennesima volta, costretti alla disperazione, costretti alla retorica del giorno dopo, costretti ad una politica incapace, alle frasi di circostanza, al giornalismo d’accatto, allo sciacallaggio. Costretti a contrapposizioni ridicole, a mancare totalmente l’obiettivo offuscati da dibattiti infiniti nella loro sterilità.
Ma pure basta.
Un piano pluriennale di messa in sicurezza del patrimonio edilizio e del territorio che sia più consistente dei proclami gratuiti davanti alle telecamere.
E che se ne parli non fino alla prossima domenica di campionato ma che diventi l’elemento centrale del dibattito pubblico dei prossimi 15 anni.