Oggi niente violenza sulle donne.
Disponibili invece zingari, negri, ebrei e disabili.
Non fate errori.
Archivio mensile:novembre 2014
Arroganza
Sarà per la giornata di sole, per i drink di ieri, forse per l’astensionismo bulgaro in Emilia Romagna e in Calabria ma oggi mi sento un po’ arrogante.
No anzi, credo di esserlo a pieno titolo: un Arrogantone.
Oggi mi sento migliore di quelli che la pensano come Salvini.
Un giorno forse arriverò a comprendere le ragioni sociali che portano personaggi scolarizzati a ritenere chi mangia nel tuo stesso tavolo, quello dei terzultimi, dei penultimi e degli ultimi, il responsabile maggiore della scarsità del cibo presente.
Invece della mensa.
Una mensa che, di questo passo, sarà verde nera.
Un giorno forse, non oggi.
Oggi sono preda dell’arroganza.
Spot riusciti
Privilegi e concorrenza
Nella giungla dei diritti mancanti e mancati si insinua qualcosa di peggio.
Nel concetto semplicistico di “guerra tra poveri” non viene reso appieno, secondo me, lo stato delle cose.
Partiamo da quella percezione, ormai divenuta culturale, che i diritti siano superati e, in un escalation di liberismo, siano evoluti nella poco nobile concezione di “privilegi”.
In una concezione del welfare un po’ poco estensiva e un po’ molto restrittiva.
E’ consequenziale che in un sistema del genere si arrivi ad una concorrenza sociale che porta ad una rivendicazione di un diritto sulla pelle dell’altro.
Non ci si batte per rivendicare diritti per tutti ma, anzi, ci si arrabbia per una concessione (…) fatta a X perché, magari, secondo una strana logica, toglie una possibilità a Y.
E’ così sulle utenze delle case popolari, è così sulle case popolari, è così sulle case occupate, è così sulle unioni civili, è così sugli immigrati a cui vengono garantite “agevolazioni”, è così sui rom a cui “lo Stato dà un sacco di soldi”.
Questa visione, alimentata e fomentata dai soliti professionisti dell’acchiappo elettorale, da personaggi spaccia paure e da una stampa connivente pronta a tutto tranne che al rispetto della deontologia, si è ormai sedimentata trasversalmente in ogni angolo di comunità.
Hanno seminato da tempo: per Borghezio, Salvini e altri rifiuti organici è tempo di raccolta.
E queste lotte al degrado, amici miei, altro non sono che i frutti. Marci.
Sarebbe poi il caso, quando magari ci asciughiamo la bavetta, che qualcuno si soffermi sulle politiche vergognose messe in atto in questi anni sul fronte dell’accoglienza, dell’inclusione sociale e sul contrasto alla povertà.
Solo dopo però, quando ci troveremo a piangere un morto.
Un morto bianco, che quello nero c’è già stato.
Uno Stato imprenditore delle disgrazie
La scorsa settimana sì è assistito all’approvazione del decreto attuativo dell’Art.3 legge 80/2014 del Piano Casa Lupi-Renzi.
Il piano prevede l’alienazione degli immobili, di proprietà di comuni, enti pubblici e istituti autonomi per le case popolari, con successiva messa all’asta.
Agli inquilini dei suddetti immobili viene garantito un diritto di prelazione (sulla casa che magari abitano da 10 anni e più) basato sul prezzo di aggiudicazione dell’asta pubblica.
Ci si interroga sul potere d’acquisto che queste persone, nelle idee del Ministro, possano avere.
Si teme che il Ministro Lupi non comprenda appieno, dalla valle dorata in cui vive, la situazione economica di queste persone: più di ventimila nuclei che vivono con pensioni, pensioni di invalidità, sussidi di disoccupazione e buoni pasto.
Si cerca di rifuggire l’idea che sia l’ennesimo regalo ad un certo tipo di imprenditoria di costruzione, interessata stavolta a speculare non solo sul territorio ma anche sulla pelle della povera gente.
Nella stessa legge viene completato il disegno: “Chiunque occupi abusivamente un immobile non può chiedere né la residenza né l’allacciamento ai servizi, luce, acqua e gas“.
Senza residenza, si ricorda al Ministro Lupi, si perdono svariati diritti tra cui quello ad un’esistenza dignitosa.
Il Governo decide quindi di fare la guerra alla povera gente, invece che alla povertà, decide di acuire le disuguaglianze invece di impegnarsi a ridurle, come compito della Repubblica sarebbe.
Una maschera che cade sotto il peso di Leopolde, cene con finanzieri, imprenditori, industriali e distacchi di utenze e sfratti.
Uno Stato che si fa imprenditore delle disgrazie non è uno Stato.
Non sia mai
Il COISP, Coordinamento per l’Indipendenza Sindacale delle forza di Polizia: “Se si vogliono sondare le ragioni di certe sciagure si guardi prima di tutto altrove, magari in famiglia“.
Il SAP, Sindacato Autonomo di Polizia (gli stessi che applaudirono i carnefici di Federico Aldrovandi): “Se uno conduce vita dissoluta ne paga le conseguenze“.
Solidarietà alla famiglia Cucchi costretta a subire anche questo.